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Gabriele Mainetti, regista di spicco nel panorama del cinema italiano, ha recentemente rivelato la sua profonda passione per le arti marziali e il legame speciale che lo unisce a Bruce Lee, una vera icona del genere. In un’intervista all’ANSA, Mainetti ha dichiarato: “Mi affascina l’arte marziale, mi piace immaginarla non come lotta ma come balletto”. Questo approccio, che fonde bellezza e violenza, è evidente nel suo nuovo film, “La Città Proibita”, in uscita nelle sale il 13 marzo con Piperfilm.
Mainetti ha sempre dimostrato un forte interesse per il cinema d’azione, e il kung fu gioca un ruolo cruciale nel suo ultimo progetto. “Quando ero bambino, guardavo i film di Bruce Lee, che mi affascinavano moltissimo, provando a replicarli a scuola”, confessa. La sua ammirazione per Lee non è solo nostalgica, ma si traduce in un desiderio di rendere omaggio a quel mondo attraverso la sua arte. In questo contesto, il regista menziona “L’urlo di Chen”, un film del 1972 che ha introdotto l’arte marziale a Roma, citando la storica sfida finale tra Bruce Lee e Chuck Norris, girata all’interno del Colosseo.
Mainetti considera “La Città Proibita” come un “inseguimento di un sogno”, dove ha cercato di far incontrare le culture asiatica e occidentale in un luogo simbolico come Piazza Vittorio, rappresentante della multiculturalità romana. Il film si presenta come una commedia all’italiana contaminata dal kung fu, con una storia che ruota attorno a una relazione sentimentale, dove il cibo diventa il trait d’union tra i personaggi. La protagonista femminile, una figura forte e determinata, rompe gli stereotipi tradizionali delle arti marziali, portando una nuova visione nel panorama cinematografico. “Se avessi voluto fare un film classico con un protagonista maschile sarebbe stato poco interessante”, osserva Mainetti, evidenziando l’importanza di una narrazione inclusiva.
Conosciuto per il suo film cult “Lo chiamavano Jeeg Robot” e per “Freaks Out”, Mainetti ha un approccio particolare alla creazione cinematografica. “Questo film è stato pensato a settembre 2022. Con gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino siamo andati avanti, e nel settembre 2023 eravamo in pre-produzione. Prometto che i prossimi saranno più veloci”, afferma, rivelando la sua intenzione di accelerare i tempi di produzione in futuro.
La trama di “La Città Proibita” segue la storia di Mei, interpretata da Yaxi Liu, una misteriosa ragazza cinese che arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. I suoi destini si incrociano con quello di Marcello, un cuoco, e di sua madre Lorena, che affrontano le difficoltà legate al ristorante di famiglia. Quando Mei e Marcello si incontrano, si trovano a combattere contro nemici spietati e pregiudizi culturali. “In questo film la vendetta non si può scindere dall’amore”, sottolinea Mainetti, evidenziando la complessità emotiva della narrazione.
Le scene d’azione, caratterizzate da colpi acrobatici di kung fu, si svolgono principalmente sotto i portici di Piazza Vittorio e nell’Esquilino, un quartiere di Roma noto per la sua vivace comunità cinese. Qui, Mainetti rappresenta una Roma che vive in una dualità: una città di culture diverse che convivono e un’area più oscura, dove si annidano attività illecite.
Per il ruolo di Mei, Mainetti ha cercato un’interprete autentica, capace di portare sullo schermo la sua esperienza nelle arti marziali. “Quando ho conosciuto Yaxi Liu, che pratica arti marziali da quando ha 5 anni ed è stata stuntwoman per film importanti come il Disneyano ‘Mulan’, non ho avuto dubbi”, racconta. Tuttavia, è stato un provino drammatico, che ha toccato la sua esperienza personale, a convincere Mainetti della sua capacità di interpretare il personaggio con il cuore.
Yaxi Liu, terzogenita di una famiglia cinese, ha affrontato difficoltà legate alle normative del figlio unico in Cina, un tema che si riflette nel personaggio di Mei, che vive una vita di “figlia ombra”. La scelta di un’attrice con un passato simile a quello del personaggio aggiunge profondità alla narrazione, rendendo “La Città Proibita” non solo un film d’azione, ma anche una storia di identità e appartenenza.
Con questa nuova opera, Mainetti continua a esplorare temi complessi e universali, combinando il suo amore per il cinema con una forte sensibilità culturale, in un racconto che promette di catturare il pubblico e far riflettere sulle dinamiche interculturali.
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