Avati: perché Trump al cinema potrebbe interpretare un gerarca nazista

Pupi Avati, uno dei registi più iconici del cinema italiano, è stato recentemente ospite della trasmissione “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio1. Durante l’intervista, ha discusso del suo ultimo lavoro, “L’Orto Americano”, rivelando interessanti retroscena sul suo film cult “Regalo di Natale”. La conversazione ha offerto uno spaccato non solo sulla sua carriera, ma anche sulle sue opinioni riguardo alla politica e alla società contemporanea.

La genesi di “Regalo di Natale”

Avati ha raccontato come è nato “Regalo di Natale”, un film che ha segnato un’epoca per il cinema italiano. Inizialmente, il protagonista doveva essere Lino Banfi, ma le circostanze hanno portato il regista a scegliere Diego Abatantuono. “Quando abbiamo incontrato Banfi, il produttore Luciano Martino ci ha invitati in un ristorante di Roma specializzato in pesce”, ha spiegato Avati. La scelta di Abatantuono si è rivelata azzeccata, consentendo al film di essere girato rispettando il budget previsto.

  1. La comicità della situazione con Banfi.
  2. L’importanza della scelta degli attori.
  3. Il budget di dieci milioni a testa.

“L’Orto Americano”: un’opera inquietante

Passando al suo ultimo film, “L’Orto Americano”, Avati ha descritto il progetto come un’opera che si colloca quasi nel genere horror. “Ho avuto paura quando ho scritto il romanzo, sinceramente”, ha rivelato. Le scene più spaventose sono state girate di notte sul delta del Po, creando un’atmosfera intensa. Una delle scene più forti del film è quella in cui viene ritrovato un organo femminile sottoterra, in un vaso. “Quest’organo, ricostruito a mano con materiali sintetici, ha una serie di meccanismi idraulici”, ha spiegato Avati, evidenziando il lavoro artigianale che ha reso possibile la realizzazione di questo elemento così shocking.

Riflessioni sulla politica e sull’amore

Durante l’intervista, Avati ha affrontato anche temi di attualità e di politica estera, un argomento spesso intrecciato con il mondo del cinema. Quando gli è stato chiesto quali attori potrebbero interpretare Donald Trump e Volodymyr Zelensky, Avati ha risposto provocatoriamente: “Trump dovrebbe interpretare un gerarca nazista”. Ha anche parlato del suo amore per sua moglie, sottolineando la forza del loro legame dopo sessant’anni di matrimonio. “Oggi mi sono innamorato nuovamente di lei”, ha dichiarato, evidenziando come le relazioni possano evolversi nel tempo.

In un panorama cinematografico in continua evoluzione, le parole di Pupi Avati risuonano come un richiamo alla tradizione e all’importanza della narrazione. La sua capacità di combinare il personale con il collettivo e il passato con il presente rende il suo lavoro non solo intrattenimento, ma anche un’importante riflessione sulla società. Con “L’Orto Americano”, Avati continua a dimostrare perché è considerato uno dei grandi maestri del cinema italiano, capace di affrontare temi complessi con una sensibilità unica.

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