L’indagine che ha coinvolto Davide Lacerenza, Stefania Nobile e Davide Ariganello ha preso avvio in modo sorprendente, grazie a un account Instagram. La pagina “New_bullshitginto”, legata alla Gintoneria di via Napo Torriani a Milano, ha attirato l’attenzione delle autorità, come evidenziato nell’ordinanza della giudice delle indagini preliminari Alessandra De Fazio. Le immagini postate sul social network hanno fornito indizi di attività illecite, tra cui l’uso di sostanze stupefacenti e la presenza di escort nel locale. Attraverso stories e video, la Guardia di Finanza ha documentato scene di consumo di cocaina e passaggi di escort nel vicino locale “La Malmaison”, con danzatrici seminude che animavano le serate.
I dettagli più inquietanti emergono dalle intercettazioni telefoniche, rivelando un mondo di illegalità e sfruttamento. L’ex regina delle creme dimagranti, Wanna Marchi, esprime preoccupazione per quanto avviene nella Gintoneria, affermando che “la polizia arriverà” e che “li arresteranno tutti”. Le sue parole si intrecciano con quelle di Lacerenza, il quale si vanta della sua dipendenza dalla cocaina e dell’influenza esercitata sulle escort. In un dialogo scioccante, ammette di far iniziare le ragazze al consumo di droga, creando un circolo vizioso di sfruttamento.
L’escort soprannominata “Puzzola”
Tra le escort che frequentano il locale, una in particolare ha attirato l’attenzione: una ragazza soprannominata “Puzzola”. Lacerenza racconta a Nobile di quanto sia richiesta dai clienti, alcuni dei quali sono addirittura attratti dal suo odore. Questi dettagli bizzarri e disturbanti rivelano quanto possa essere degradata la realtà di questo ambiente. Nobile, desiderosa di ottenere riconoscimenti per il suo lavoro con Lacerenza, sottolinea il loro lungo legame professionale di 22 anni, mentre Lacerenza si diletta a pubblicare storie su Instagram che alludono a misteriosi “80 milioni di euro in contanti” portati in Albania da Wanna Marchi.
Un’organizzazione complessa
L’indagine ha rivelato che Lacerenza si avvaleva del suo factotum, Davide Ariganello, noto come “Righello”. Insieme, gestivano un sistema di spaccio di cocaina e prostituzione, dove le “cavalle” venivano offerte in pacchetti esclusivi, comprendenti champagne e sostanze stupefacenti. Le spese per una serata potevano variare da 30.000 a 70.000 euro, e i clienti venivano accolti con una sorta di “ius primae noctis” sulle escort, che dovevano dimostrare le loro abilità sessuali prima di essere accettate nel giro.
Le intercettazioni offrono uno spaccato inquietante di questa vita notturna. “Assaggia questa qua, è roba seria”, si sente dire Lacerenza a un cliente, mentre si riferisce alla cocaina. Il linguaggio disinvolto e le richieste esplicite rivelano un ambiente in cui il crimine è normalizzato e le conseguenze ignorate.
Clienti VIP e favori illeciti
Nell’inchiesta emergono anche nomi di clienti di alto profilo, tra cui un sindaco non identificato e un noto critico d’arte e youtuber, Andrea Dipré. La clientele VIP non si limitava a pagare per il servizio, ma riceveva anche “privilegi” speciali, come video delle escort. Questa rete di relazioni mostra come la prostituzione e il crimine si intrecciano con la vita pubblica, coinvolgendo personaggi influenti del panorama milanese.
In un’altra parte dell’indagine, si scopre che un poliziotto della Guardia di Finanza aveva avvisato Nobile riguardo a un’indagine in corso, in cambio di favori sessuali. Questo episodio solleva interrogativi sulla corruzione all’interno delle forze dell’ordine e sull’inefficienza del sistema nel combattere il crimine organizzato.
L’ombra dei 80 milioni
Il mistero degli 80 milioni di euro in contanti portati in Albania rimane un punto centrale dell’indagine. Le autorità hanno iniziato a esaminare le segnalazioni di operazioni sospette legate ai conti di Nobile, che ha depositato oltre 641.000 euro in tre anni senza fornire giustificazioni valide. I frequenti viaggi in Albania, apparentemente innocui, nascondono un possibile sistema di autoriciclaggio e movimentazioni di denaro illecite.
Le accuse formulate dal pubblico ministero Francesca Crupi e dall’aggiunta Bruna Albertini includono sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, detenzione e spaccio di droga. Mentre per Nobile l’accusa di spaccio non è stata riconosciuta dal gip, il suo coinvolgimento nella gestione del locale e nella rete di escort è innegabile.
L’indagine continua a svelare dettagli agghiaccianti su un sistema che sfrutta le fragilità umane per il profitto personale, rivelando un ambiente degradato in cui il consumo di alcol e droga è comune e normalizzato. La Gintoneria, descritta come un “locale rosa” per il colore degli arredi, si rivela un centro di perdizione, dove si spende anche più di 5.000 euro a serata. Il contrasto tra l’apparente glamour del locale e la realtà sordida delle vite coinvolte è stridente, rendendo questa indagine un importante punto di riflessione sulle dinamiche di sfruttamento e illegalità.