L’anticipo del TFS/TFR si sta rivelando un’opzione costosa per i dipendenti pubblici, che si trovano ad affrontare tassi di interesse in crescita.
Era il 2019, quando la Ministra della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno annunciava una novità importante per i dipendenti pubblici: la possibilità di anticipare il TFS/TFR direttamente in banca, fino a un massimo di 45 mila euro, a condizioni di tasso di interesse favorevoli. Una vita fa. La pandemia da Covid-19 doveva ancora cambiare le nostre vite, non solo sotto il profilo medico e sanitario, ma anche per ciò che concerne l’economia. E, infatti, da allora a oggi, la situazione è cambiata in modo drastico.
Non sappiamo se c’entrino anche le nuove condizioni economiche, che tutti noi viviamo da circa un quinquennio, dietro questo clamoroso aumento sugli interessi del TFS. Ma tant’è! Come vedremo di qui a breve, l’anticipo del TFS/TFR si sta rivelando un’opzione costosa per i dipendenti pubblici, che si trovano ad affrontare tassi di interesse in crescita e una burocrazia che non sembra offrire soluzioni immediate.
Anticipo TFS: interessi e aumenti a dismisura, italiani nel panico
Rispetto al 2019, la spesa per gli interessi legata a questi anticipi è quadruplicata. Inizialmente, il tasso praticato dagli istituti di credito era poco sopra l’1%, ma oggi si è alzato oltre il 4%. Questo aumento è dovuto principalmente alla variazione del rendistato, che ha subito un incremento significativo, passando dal 0,898% nel dicembre 2019 al 3,6% attuale.
Inizialmente concepita per agevolare gli statali in procinto di pensionarsi, questa misura sta invece favorendo principalmente le banche. L’INPS, per esaurimento delle risorse, ha recentemente interrotto gli anticipi a un tasso di interesse dell’1%. Ciò significa che i dipendenti pubblici che desiderano ottenere l’anticipo del TFS ora non hanno altra scelta se non quella di accettare le condizioni imposte dagli istituti di credito.
Per i prestiti più lunghi, il rendistato ha raggiunto addirittura il 4,2%, portando il tasso di interesse complessivo al 4,7%. Anche per i prestiti più brevi, la situazione non è migliore: il rendistato al 3,4% si traduce in un tasso di interesse che si avvicina al 4%. Di conseguenza, per un anticipo di 45 mila euro, la spesa per gli interessi oscillerebbe tra 1800 e 2150 euro. Un’impennata considerevole rispetto ai meno di 500 euro che erano necessari cinque anni fa.
Anche il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INPS ha riconosciuto il problema, evidenziando le difficoltà nell’erogazione tempestiva del TFS/TFR ai dipendenti pubblici cessati dal servizio. Queste difficoltà sono attribuite a problematiche organizzative interne e a una normativa che necessita di modifiche. La Consulta, infatti, ha bocciato la normativa che permette il pagamento differito del trattamento nel settore pubblico, aprendo la strada a proposte di legge mirate. Tuttavia, queste proposte si sono scontrate con l’ostacolo rappresentato dalle esigenze di copertura finanziaria sollevate dalla Ragioneria dello Stato.