Il tumore osseo alla caviglia è una patologia rara ma pericolosa, dato che i suoi sintomi possono essere facilmente fraintendibili.
In medicina, i tumori ossei si distinguono in primari o secondari. Nel primo caso si tratta di patologie oncologiche che si originano direttamente nell’osso. Nell’altro, i tumori derivano da metastasi di altri. Ci sono tumori benigni, cioè non cancerosi e altri maligni. E i tumori ossei maligni, che possono essere assai pericolosi, richiedono un trattamento adeguato, cioè una diagnosi tempestiva e cure mirate.
Il tumore osseo benigno non si diffonde e non distrugge il tessuto delle ossa. Solo di rado diventa mortale. Tutto cambia con la neoplasia maligna, che si esplica spesso attraverso un gonfiore fraintendibile, accompagnato da perdita di peso, senso di stanchezza e, in molti casi, fratture, che sono causate dall’indebolimento osseo.
Si parte sempre con un dolore diffuso intorno all’articolazione, da un gonfiore sospetto o da una particolare sensibilità cutanea. Non sempre questi sintomi sono accompagnati dalla presenza di una massa palpabile sotto la pelle. Tutti questi effetti potrebbero aver a che fare con un tumore alla caviglia. Ecco perché alcuni specifici sintomi non dovrebbero mai essere trascurati.
Il primo passo da compiere è quello di una radiografia. In caso di sospetti di presenza di una massa tumorale bisogna continuare a indagare con scintigrafie ossee e biopsie. Se ne parla poco, perché l’incidenza di questo tumore non è altissima. In Italia, per esempio, quello alla caviglia si registra in media su un paziente ogni centomila all’anno.
Nell’ultimo decennio, la media di casi annuali è di circa trecentocinquanta nuovi tumori ossei alla caviglia. C’è un’anomalia: la maggior parte dei tumori ossei colpisce persone giovani, soprattutto ventenni, mentre il tumore alla caviglia viene diagnosticato soprattutto a cinquantenni e sessantenni.
Il trattamento al tumore alla caviglia è fondamentalmente chirurgico. Laddove si possa, si opta per l’asportazione della massa tumorale, accompagnando poi l’intervento con la radioterapia. Ci sono casi in cui si lavora solo con radioterapia. In altre circostanze più sfortunate e quindi gravi, bisogna operare un’amputazione.
Non è raro che un male diagnosticato in ritardo conduca a un’unica, estrema soluzione: quella dell’amputazione al piede. In caso di osteorarcoma, il tumore si forma nel tessuto osteoide. Raramente tale neoplasia si manifesta nelle caviglie (è più solita nelle ginocchia e nelle ossa delle braccia).
C‘è poi il condrosarcoma che si origina nel tessuto cartilagineo, quindi nelle estremità delle ossa: è solito in quelle delle spalle e nelle caviglie. Anche per questa forma di tumore, si cerca di intervenire soprattutto chirurgicamente, provando a mantenere l’osso intatto. Le alternative sono radioterapia, chemio e criochirurgia che usa l’azoto liquido per congelare e poi eliminare le cellule con le metastasi.
Soffrire di dolore alla caviglia non vuol dire avere a che fare con un tumore. Ci sono tante altre cause che possono provocare sofferenza ossea. Dai traumi alle distorsioni, condizioni infiammatorie o immunitarie, sovrappeso, allineamento scorretto della gamba o del piede. L’importante è farsi visitare e curarsi.
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