Secondo una nuova ricerca, donne e uomini dormono in modo diverso, ma per alcuni i disturbi del sonno hanno una colpa genetica: di cosa si tratta?
L’esperienza di restare a letto la notte, a volte per più di mezz’ora, e non riuscire ad addormentarsi può essere particolarmente frustrante, ma non tutti sanno che i disturbi del sonno possono essere legati alla genetica.
Infatti, i sintomi dell’insonnia sono particolarmente comuni tra le donne che, secondo alcune stime, hanno il 40% in più di probabilità rispetto agli uomini di soffrirne nel corso della loro vita. L’insonnia può avere un impatto negativo sulla salute e sul benessere, sulla capacità di una persona di svolgere attività quotidiane, sulle sue relazioni e sulla qualità della vita. Di seguito, scopriamo cosa ha evidenziato la ricerca.
Il legame tra i disturbi del sonno e la genetica
In pochi immaginano che i disturbi che spesso si hanno durante il sonno possono essere condizionati dalla propria genetica. Infatti, gli uomini hanno maggiori probabilità di soffrire di apnea ostruttiva notturna, mentre le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di insonnia e riferiscono una qualità del sonno inferiore. Questi sono alcuni dei risultati di una revisione della letteratura pubblicata ad aprile sulla rivista Sleep Medicine Reviews. I ricercatori provenivano dall’Università di Harvard, dall’Università di Stanford e dall’Università di Southampton nel Regno Unito.
Il coautore Renske Lok, PhD, ricercatore post-dottorato presso lo Stanford Center for Sleep and Circadian Sciences, ha affermato che questa ricerca riguarda tanto la medicina di precisione quanto le disparità del sonno tra i sessi. Comprendere come e perché il sesso biologico influisce su vari disturbi del sonno è un passo fondamentale verso un trattamento individualizzato. Tuttavia, la perdurante mancanza di inclusione delle donne nella ricerca biomedica e comportamentale rappresenta un ostacolo.
L’insonnia è circa 1,5 volte più comune nelle donne, come hanno dimostrato ricerche precedenti. Lok e i suoi colleghi hanno teorizzato che ciò potrebbe essere dovuto ad alcuni fattori di rischio più diffusi nelle donne, come ansia e depressione. Altre ricerche hanno scoperto che i periodi circadiani delle donne erano circa sei minuti più brevi di quelli degli uomini: 24:09 ore rispetto a 24:19.
In uno studio esaminato da Lok e dai suoi colleghi, le donne secernevano la melatonina prima la sera rispetto agli uomini. Ciò è in linea con altre ricerche che mostrano che gli uomini in genere sono cronotipi successivi, cioè vanno a letto e si svegliano più tardi delle donne. Un’altra ricerca ha dimostrato che anche la temperatura corporea interna, che è più alta prima di dormire e più bassa poche ore prima del risveglio, raggiunge il picco prima nelle donne.
Un fattore chiave è rimasto incoerente nei quasi 150 studi analizzati da Lok e dai suoi colleghi: le fasi mestruali delle donne. Le mestruazioni sono correlate a numerosi cambiamenti che incidono sul sonno, come l’elevata temperatura corporea durante la fase luteale del ciclo.