TFR, brutte notizie in arrivo: cambia tutto. l’AdE dimezza l’importo, scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere.
Il trattamento di fine rapporto, ovvero il TFR, una prestazione economica al quale hanno diritto i lavoratori subordinati del settore pubblico e privato. Per compiere le scelte giuste è importante sapere come si calcola il TFR, quando è possibile ottenere l’anticipo e se conviene lasciarlo in azienda o investirlo in un fondo pensione.
Ne hanno diritto tutti i lavoratori subordinati, occupati con un contratto a tempo indeterminato o determinato, compresi i lavoratori part-time. Ma in atto vi sono dei cambiamenti: l’Agenzia delle Entrate è pronta a dimezzare tutto. Vediamo cosa sta succedendo.
Si tratta di una delle fattispecie di redditi esenti IRPEF in dichiarazione perché, nel momento in cui viene erogata, questa somma è assoggettata a tassazione separata. Infatti non dovrà essere imputata all’interno di nessuna dichiarazione dei redditi. Perché anche se produce una Certificazione Unica, bisogna tenere in archivio per almeno 5 anni a fronte di un futuro controllo dell’Agenzia delle Entrate sulla corretta trattazione applicata al momento dell’erogazione stessa.
Il TFR, ricordiamo, viene pagato quando avviene la cessazione del rapporto di lavoro, a prescindere dalla motivazione. Questo emolumento, infatti, è corrisposto in tutti i seguenti casi:
Sottoposto a tassazione sostitutiva, il TFR non è conteggiato in dichiarazione ai fini IRPEF e dunque il pensionato non vede dunque sommarsi l’importo percepito a tale titolo nel suo 730. Ed inoltre non ne troverà indicazione nemmeno nella dichiarazione precompilata.
Per quanto riguarda invece l’imposizione fiscale sulla liquidazione del TFR, la quota finanziaria è tassata al 17%. Mentre se investita in fondi di previdenza complementare è tassata fino al 15%. Il conguaglio sarà effettuato dall’Agenzia delle Entrate rispetto alla tassazione provvisoria già applicata al momento della liquidazione.
Il TFR ricorda si calcola sommando per ogni anno di servizio un importo pari alla retribuzione, o comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. Questo è tutto quello che c’è da sapere in merito, ma nel caso di qualsiasi dubbio, chiedete sempre al vostro Caf di fiducia oppure al vostro commercialista per essere sicuri di fare la cosa più giusta e non incorrere nel rischio di avere problemi in futuro.
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