Conoscere la nostra situazione contributiva è fondamentale per avere le idee chiare sulla pensione. Scopriamo come procedere e muoverci.
Il montante contributivo è importante sia per andare in pensione sia per sapere quanto prenderemo ogni mese. Vediamo insieme come si calcola.
Il mondo delle pensioni ha subito due grandi svolte: la legge Fornero e la legge Dini. La legge Fornero è nota a tutti e ha stabilito che, per poter accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, è necessario avere almeno 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
Meno conosciuta ma ugualmente importante è la riforma Dini del 1995. Tale ha cambiato il modo in cui viene calcolato l’importo della pensione. Fino al 1995 era in vigore il sistema di calcolo retributivo che teneva conto delle retribuzioni che gli ultimi anni di lavoro di una persona. Dall’1 gennaio 1996 in avanti, invece, è subentrato il sistema di calcolo contributivo che ha cambiato tutto in modo radicale.
Se non vuoi ricevere brutte sorprese al momento della pensione, devi avere ben chiara la tua situazione contributiva o rischi di ricevere un assegno mensile molto più basso di quello che credi. Scopriamo come si calcola il montante contributivo.
Questo è l’insieme dei contributi che un lavoratore versa durante l’intera carriera. Dal 1996 in poi il montante contributivo è fondamentale in quanto, per calcolare l’importo della pensione, il sistema contributivo moltiplica il montante contributivo per un coefficiente di trasformazione. Quest’ultimo aumenta con l’aumentare dell’età di una persona.
Avere pochi contributi significa avere una pensione bassa. Oltre agli anni di contribuzione, è importante anche lo stipendio del lavoratore poiché ogni mese una parte dello stipendio finisce in contribuzione. Chi ha uno stipendio alto verserà, dunque, una quantità di contributi maggiore di chi ha uno stipendio basso.
La percentuale di contributi che ogni mese viene versata all’Inps si chiama “aliquota Inps“ e cambia a seconda che si sia lavoratori dipendenti oppure lavoratori autonomi. Per i lavoratori dipendenti l’aliquota Inps corrisponde al 33% dello stipendio mensile; per i lavoratori autonomi, invece, corrisponde al 25% della retribuzione lorda mensile.
Fatte queste premesse, calcolare il proprio montante contributivo non è difficile. Se, ad esempio, un lavoratore dipendente ha uno stipendio di 20.000 euro lordi all’anno, ogni anno il 33% del suo stipendio va all’Inps. Il 33% di 20.000 euro corrisponde a 6600 euro. Di conseguenza in 10 anni di lavoro questo lavoratore avrà accumulato un montante contributivo di 66.000 euro e dopo 20 anni il montante contributivo sarà di 132.000 euro.
Per evitare errori, in ogni caso, è sempre meglio consultare direttamente l’Inps in modo da farsi spiegare in modo preciso e dettagliato qual è la propria situazione contributiva ed evitare spiacevoli sorprese. Da quest’anno per colmare eventuali vuoti contributivi e avere, così, una pensione più ricca, è possibile riscattare a pagamento fino a 5 anni di contributi.
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