Come si è trasformato il Bonus Renzi nel corso degli anni e chi può usufruirne oggi? Tutto quello che devi sapere sull’agevolazione.
Introdotto con l’articolo 1 del Decreto Legge del 24 aprile 2014, il Bonus Renzi prevedeva un credito di imposta di 80 euro mensili. L’importo del credito era stabilito a 640 euro per i possessori di reddito complessivo non superiore a 24.000 euro. Nel caso fosse stato superato il limite prestabilito, il credito decresceva fino ad azzerarsi. Inizialmente, il Bonus Renzi era stato introdotto per aumentare il reddito disponibile dei lavoratori dipendenti.
Nonostante il termine del mandato di Presidente del Consiglio dell’ex sindaco di Firenze, il contributo è rimasto attivo nel corso degli anni, seppure con diverse modifiche applicate dagli esecutivi successivi. In seguito ai primi mesi di applicazione, la misura era stata aspramente criticata per la sua scarsa efficacia nella riduzione della povertà e per il costo fiscale elevato per le casse dello Stato.
Nel 2020 con il Decreto Legge numero 3, il Bonus Renzi è stato sostituito con il contributo in busta paga rinominato “trattamento integrativo DL 03/20“, oggi ancora in vigore. Nella Legge di Bilancio 2024 è stato nuovamente inserito l’ex trattamento integrativo “Bonus Renzi“, prolungando ai cittadini la possibilità di usufruire ancora del credito di imposta, ma solo nel caso in cui vi siano i requisiti richiesti e compatibili con il bonus.
Attualmente rinominato Bonus 100 euro, l’ex contributo Renzi può raggiungere questa cifra mensilmente solo se il lavoratore dichiara un reddito annuo fino a 15 mila euro. L’erogazione massima del contributo può raggiungere i 1200 euro ogni anno. L’ex Bonus Renzi può essere ottenuto anche con redditi superiori, ma con un contributo in forma minore.
A differenza di altri crediti di imposta, il bonus viene erogato automaticamente in busta paga in presenza dei requisiti compatibili, ma solo dopo la richiesta da parte dell’azienda o del datore di lavoro. L’ex Bonus Renzi spetta a varie categorie di dipendenti e di disoccupati, come coloro che percepiscono le indennità NASpl e DIS-COLL, i lavoratori della Pubblica Amministrazione e alcune categorie di lavoratori socialmente utili, tirocinanti, stagisti e coloro che hanno aderito a progetti pubblici.
È stata introdotta la possibilità di richiesta del bonus da parte delle lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio e anche per i lavoratori in congedo di paternità. In presenza dei requisiti specifici, anche i lavoratori del settore privato possono richiedere l’indennità.
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